Wall Street tra tensioni commerciali e incertezze economiche: il 3 febbraio 2025
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ToggleA Wall Street, la giornata del 3 febbraio 2025, si è aperta con una forte volatilità e mercati in ribasso!
Tuttavia, i mercati globali sono stati influenzati da nuove tensioni commerciali, decisioni di politica monetaria e dati macroeconomici. Ecco un’analisi dettagliata degli sviluppi principali.
Wall Street: Pressioni da Tariffe e Tecnologia
I principali indici statunitensi hanno subito perdite significative. Il Dow Jones ha chiuso in calo dell’1,5%, mentre l’S&P 500 e il Nasdaq hanno registrato rispettivamente ribassi dello 0,76% e dell’1,9%. Le vendite sono state innescate dall’annuncio di nuove tariffe del 25% su beni importati dal Messico e dal Canada e del 10% su quelli dalla Cina, decise dal presidente Donald Trump.
Questo ha alimentato timori di una guerra commerciale globale, con impatti negativi sulle catene di approvvigionamento e sull’inflazione.
Le azioni tecnologiche sono state particolarmente penalizzate, anche a causa della concorrenza di un’innovativa startup cinese nel settore dell’intelligenza artificiale.
Tra i settori più colpiti figurano l’automotive (General Motors -7%, Ford -4%) e i beni di consumo come Nike (-4%) e Chipotle (-2%).
La Federal Reserve ha mantenuto i tassi d’interesse invariati (4,25%-4,50%), citando una stabilità occupazionale ma persistenti preoccupazioni inflazionistiche.
Si prospettano possibili tagli graduali entro il 2026.
La BCE, invece, ha recentemente ridotto i tassi di 25 punti base per sostenere la crescita e riportare l’inflazione al target del 2%.
Europa: Piazza Affari e DAX in Rosso
I mercati europei hanno seguito la scia negativa di Wall Street. A Piazza Affari, il FTSE MIB ha chiuso in netto calo, trascinato da perdite su titoli come Stellantis (-5,94%). Tra le poche eccezioni positive, Generali Assicurazioni ha registrato un modesto +1,14%.
Sul fronte tedesco, il DAX ha perso l’1,4%, interrompendo una serie positiva di quattro sedute consecutive.
Anche l’Eurostoxx 50, che rappresenta le principali società europee a grande capitalizzazione, ha subito un ribasso significativo, riflettendo il sentiment negativo generale.
Politica Monetaria: Federal Reserve ed ECB
La scorsa settimana la Federal Reserve ha deciso di mantenere i tassi d’interesse invariati nel range del 4,25%-4,50%, citando una stabilità occupazionale ma persistenti preoccupazioni inflazionistiche.
Tuttavia, le prospettive per il futuro includono possibili tagli graduali entro il 2026.
In Europa, la BCE ha recentemente ridotto i tassi di interesse di 25 punti base per sostenere la crescita economica e riportare l’inflazione al target del 2%.
La decisione riflette un miglioramento delle dinamiche inflazionistiche, anche se permangono pressioni sui prezzi interni dovute a salari elevati.
Indicatori Macroeconomici: Inflazione e PIL
Negli Stati Uniti, l’inflazione annuale è salita al 2,9% a dicembre 2024, trainata da un aumento dei costi energetici (+2,6%) e alimentari (+0,3%). Questo dato rafforza la narrativa “higher for longer” della Fed.
In Europa, invece, si osservano segnali positivi di disinflazione grazie alle recenti politiche monetarie.
Materie Prime e Valute
Sul mercato delle materie prime, il prezzo del petrolio WTI è salito nuopvamente al di sopra dei 73 dollari per barile.
L’oro sale con prepotenza a 2850 dollari per oncia, confermandosi un bene rifugio in tempi di incertezza.
Sul fronte valutario, l’indice ICE del dollaro USA è salito riflettendo una domanda crescente per valute sicure in un contesto di avversione al rischio per cui Euro a 1.030 contro il dollaro, British Pound a 1.2393 contro il dollaro.
Mercato Obbligazionario
Il mercato obbligazionario ha mostrato segnali misti. I rendimenti dei Treasury statunitensi sono rimasti relativamente stabili dopo la decisione della Fed di mantenere i tassi invariati. In Europa, le condizioni di finanziamento stanno migliorando grazie alla riduzione dei tassi da parte della BCE.
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